G20 e COP26 provano a raffreddare la Terra.
Quella di oggi sarà la giornata dedicata ai giovani. Forse la più importante nei lavori della COP26 che si sta tenendo a Glasgow, in Scozia. Destinatari, di diritto, delle decisioni finali, i ragazzi avranno modo di confrontarsi coi leader mondiali e gli scienziati esperti di cambiamenti climatici. Lo faranno attraverso una rappresentanza del comitato Youngo delle Nazioni Unite presentando la Dichiarazione per il clima. Sembra finalmente che si cominci a far sul serio sull’argomento “clima”. Già nel recente G20 di Roma, le proposte per favorire energie alternative e rinnovabili sono state al centro del summit.
I risultati, seppure non eclatanti e a volte vaghi nelle scadenze, appaiono importanti. Previsto da subito, alla fine di quest’anno, l’abbandono del carbone per le centrali elettriche, azzerati i relativi finanziamenti pubblici. Si poteva fare di più, ma il limite concordato di 1,5° di surriscaldamento del Pianeta entro il 2050 potrebbe essere una misura accettabile. L’obiettivo per quella data è di azzerare le emissioni nette.
Ma quali sono gli impegni che deve assumere ciascun Paese per sperare di realizzare un risultato tanto ambizioso, quanto necessario? Rinunciare al carbone sembra essenziale ed urgente al tempo stesso tanto che, come si diceva, è previsto uno stop immediato ai finanziamenti. La Cina però pare voglia insistere su tale tipo di risorsa. Vedremo. Altra scommessa difficile a mantenersi è quella che riguarda la deforestazione. Sebbene siano centodieci i Paesi che si ripromettono entro il 2030 di riuscire nell’intento, lascia piuttosto perplessi la quasi assenza di sanzioni per quei Governi che tradissero l’impegno. Fa notizia il Brasile, che intende annoverarsi tra gli Stati prodigio, dopo aver distrutto, nel solo mese di agosto scorso, oltre 1600 Kmq. di foresta amazzonica.
Il dato peggiore dell’ultimo decennio, che segna una impennata globale del 7% rispetto al 2020. Quando parliamo di emissionidi CO2, pensiamo immediatamente al traffico nelle metropoli di tutto il mondo. Siamo allora al terzo punto essenziale per riuscire nell’impresa: una seria politica di transizione verso i veicoli elettrici. Stanno aumentando quasi a dismisura gli incentivi statali in tal senso. Assistiamo da qualche tempo a un vero boom di auto elettriche o quantomeno ibride.
Basterà a dirottare le scelte degli automobilisti? Non c’è dubbio, si tratta di un mercato neonato che si affermerà nel lunghissimo periodo. A Glasgow, intanto, il mondo della finanza mondiale, per la prima volta, si mobilita per raggiungere gli obiettivi climatici perseguiti dalla COP26. Sono 450 le Banche nel mondo che, con accordo scritto, si impegnano a rispettare l’Accordo di Parigi sul clima. Lo farebbero con 100.000 mld di dollari di finanziamento. Si moltiplicano nel frattempo le manifestazioni di protesta in tutto il mondo, almeno dove è consentito.
La ragione predominante pare essere la fragilità degli “accordi scozzesi”. La XXVI Conferenza dell’ONU, sebbene possa contare ancora su diversi giorni di lavori, lascia presagire un possibile nulla di fatto, se non addirittura un autentico fallimento. E allora si che i bla-bla enunciati da Greta Thunberg farebbero fischiare le orecchie ai cosiddetti potenti della Terra. Salirebbe la tensione, con scenari davvero preoccupanti. Il momento non è dei migliori. Indubbiamente.